Luigina Argia Calistri
e la SS. Annunziata di Pistoia


Voglio ricordare per chi l’ha conosciuta e per chi non sapeva di lei Luigina Argia Calistri di Pistoia, la cui morte è avvenuta quattro mesi fa (novembre 2021). Ne ho avuto notizia solo in questi giorni.
Me l’ha segnalata mia figlia mandandomi un necrologio de La Nazione che ne rammentava ila carriera presso il Tribunale di Pistoia dove aveva iniziato al lavorare dal 1976. Era in pensione, ma gli ex colleghi hanno inviato al giornale un gentile omaggio su di lei.
Luigina è stata anche la mia testimone di nozze e un ricordo glielo devo. Assieme a delle foto di qualche tempo fa, non tanto perfette (non c’erano quelle digitali), resterà su internet, almeno fino a quando ci sarà la rete.
In verità non le piacevano i computer e tanto meno i “social” – che pure sono utili per avere notizie a distanza di qualche vecchia amicizia. Ma ormai è al di là di queste cose ...

Luigina nacque a Pistoia nel 1949, il 24 agosto, giorno di San Bartolomeo, festa dei ragazzi, celebrata con una fiera e con le corone dolci appese ai banchi di fronte alla chiesa dallo stesso nome.
Fu battezzata Argia, che è un bel nome, ma che allora era un po’ fuori moda e faceva “antico”. Lei preferì sempre esser chiamata con il suo secondo nome: Luigina.
Da bambina perse il padre Guido. Le restarono la madre, la zia Filina, figlie entrambe di un vetturino del Bottegone, e il fratello Alessandro, nato nel 1952, colpito da piccolo da una malattia neurologica che peggiorò con il tempo.
La famiglia, privata improvvisamente del sostegno economico, andò avanti con il lavoro in quelle che nell’Italia di allora erano una fonte di reddito sicura e comune: le “confezioni”. Ovvero la madre e la zia cucirono e ricamarono.
La prima casa dove Luigina visse fu in via Corilla, una strada stretta sul poggetto presso la chiesa della SS. Annunziata. Era un appartamento all’ultimo piano piccolo e di vecchio stile, ma aveva il pregio di una stanza con delle grandi finestre nella quale la famiglia passava la giornata: la madre e la zia a lavorare, Alessandro a vedere la televisione o a dipingere, Luigina a studiare.
Dalle finestre si vedeva anche la facciata e il piazzale della SS. Annunziata: la gente che andava alla messa, ai matrimoni, alle comunioni o cresime, i ragazzi diretti al catechismo al campino di calcio, e i frati che dimorarono in convento: i padri Giustino Vitali, Filippo Parretti e il sorridente fra Luigi Mazzei, l’ultimo converso cercatore e ortolano.
E si poteva osservare con curiosità anche il passaggio verso le consuete occupazioni del vicinato che comprendeva alcuni enti come il Tempio, la scuola d’arte di San Pietro, l’orfanotrofio di Sant’Anna, la caserma ex convento con i militari, posto precluso a chiunque, salvo forse ad Alessandro quando inquieto bussava al portone in cerca di conforto.

Alla SS. Annunziata fu per molto tempo priore del convento e parroco il padre Filippo Oreste Canigiani originario di Momigno sulla montagna pistoiese dove era nato nel 1925. Nei tempi poveri di mezzi della gioventù di Luigina promosse con un certo successo le attività parrocchiali, alle quali lei presto partecipò.
Poiché era, , come la madre e la zia, di carattere paziente insegnò il catechismo ai bambini e ai ragazzi per un buon numero di anni, aderì a gite, camminate, ritiri e cene con i gruppi, fece esperienza di letture di poesie negli eventi organizzati in chiesa. Aveva la voce da contralto e non molto intonata, ma stava nel coro e provava a cantare lo stesso.
Non solo la parrocchia. Luigina aveva passione anche per le cose belle ‘laiche’ di quei tempi: i concerti, le stagioni del teatro Manzoni di Pistoia e del Metastasio di Prato dove recitavano le migliori compagnie d’Italia con gli attori che mettevano in scena i Bertold Brecht e le Madri Coraggio, con i Tino Buazzelli e i Galileo.
Facemmo anche tanti viaggi insieme, soprattutto d’estate, in Italia e all’estero, in particolare in Grecia, in Inghilterra, in Spagna, perfino in Russia con il treno in un viaggio organizzato, quando ancora San Pietroburgo si chiamava Leningrado.
Per non pesare sulle famiglie cercavamo di spendere poco e mangiavamo in modo frugale, dormivamo negli ostelli, in tenda o negli alberghetti. Non avevamo l’automobile ma degli zaini pesanti sulle spalle, e ci mettevamo tanta, troppa, improvvisazione e fatica …
Altre gite più vicine avevano come meta il Chianti e l’eremo del padre Giovanni Vannucci che aveva adunato un piccolo gruppo di giovani frati per dar vita a un monachesimo moderno che voleva rifarsi “alle origini”.
Ma anche nelle parrocchie e nelle comunità religiose di allora si facevano progetti simili, si auspicavano cose difficili e utopiche … e si contestava allegramente il passato, perché i tempi erano quelli più vicini al Sessantotto e al Concilio Vaticano II. Era naturale, facile e bello immaginare …
Luigina frequentò la SS. Annunziata e trovò molti amici. Dopo il liceo classico si iscrisse all’Università nella Facoltà di Giurisprudenza, si laureò e fu assunta dal Tribunale di Pistoia, dove dopo diversi anni raggiunse il grado di Vice cancelliere della Procura. Provò anche a intraprendere la carriera in magistratura, ma non riuscì a superare i concorsi da uditore. L’accompagnai alcune volte a Roma. Prendevamo il treno e alloggiavamo vicino Piazza Navona, in un convento-ostello di suore delle quali non ricordo il nome …
Il lavoro di Luigina portò anche sicurezza alla sua famiglia che cambiò casa e si stabilì non molto lontano dalla vecchia abitazione, in via Malpighi dietro alla SS. Annunziata. Quando morirono la zia, la madre e Alessandro trovò conforto nell’affetto degli amici. Mantenne infatti con il tempo il suo buon carattere. Era calma, mai alterata; parlava e raccontava molte cose, era socievole. Incontrava volentieri i vecchi amici e le persone nuove che diventavano subito compagne di gite e di piccole preziose avventure ...

Paola Ircani Menichini, 5 marzo 2022.
Tutti i diritti riservati.




L'articolo
in «pdf»